Eritropoietina: nome commerciale, dosaggio ed effetti collaterali

Ultimo aggiornamento: 23.04.24

 

L’eritropoietina è un ormone glicoproteico prodotto principalmente dai reni e in minima parte dal fegato e dal cervello. In qualità di farmaco agisce da stimolante nella produzione dei globuli rossi e allevia i sintomi dell’anemia. Scopriamo a cosa serve, quali sono i suoi possibili effetti benefici e che tipo di controindicazioni può avere.

 

In Europa sono più di 400.000 i pazienti anemici in emodialisi sottoposti ogni anno a trattamenti con eritropoietina, una molecola glicoproteica resa disponibile come farmaco nel 1989. Il nome commerciale della sostanza ridonda anche nel mondo sportivo, dove viene spesso utilizzata come doping per migliorare l’ossigenazione dei tessuti e le prestazioni fisiche degli atleti.

Ma a cosa serve esattamente questo ormone? E quali sono i suoi effetti collaterali quando somministrato a dosi elevate e per lungo tempo? Facciamo il punto della situazione nel nostro articolo.

 

Cos’è l’eritropoietina?

Oltre alla sua primaria funzione di elaborazione ed escrezione dell’urina, il rene sintetizza ormoni che svolgono due importanti compiti: la regolazione della pressione arteriosa e la funzione eritropoietica. Quest’ultima è di fondamentale importanza per la produzione dei globuli rossi (eritrociti) deputati al trasporto dell’ossigeno e di parte dell’anidride carbonica (CO2) ai e dai tessuti corporei.

Il principale responsabile della formazione di queste cellule è una sostanza chiamata eritropoietina o fattore renale eritropoietico che, immessa nella circolazione sanguigna, raggiunge il midollo osseo per avviare un processo dinamico di produzione e rimpiazzo che prende il nome di eritropoiesi.

Dal momento che il nostro organismo non è in grado di accumulare l’eritropoietina come riserva, la sua sintesi varia a seconda delle richieste metaboliche. Nello specifico, la secrezione di EPO è regolata dalla presenza di ossigeno nei vari distretti corporei e in piccola parte dalla sua concentrazione nel sangue: se i tessuti non ricevono ossigeno a sufficienza, i reni incrementano la produzione dell’ormone e viceversa.

Utilizzo clinico dell’eritropoietina come farmaco

Fino agli anni Novanta l’unico trattamento terapeutico per curare i pazienti anemici con insufficienza renale cronica era fornito dalle emotrasfusioni. La svolta arrivò solo nel 1985, quando il gene responsabile della produzione dell’ormone venne isolato per la prima volta e si cominciò a sintetizzare l’EPO in laboratorio mediante la tecnica del DNA ricombinante.

Oggi esistono due tipi di eritropoietina sintetica impiegabili come farmaci: la darbepoetina e l’epoetina, che hanno lo stesso principio di azione e vengono prescritti principalmente per il trattamento dell’anemia come alternativa alle trasfusioni sanguigne oppure quando si riscontrano livelli troppo bassi di emoglobina nei pazienti sottoposti a chemioterapia o radioterapia.

La somministrazione di questi farmaci che aumentano i globuli rossi può avvenire per via endovenosa o per iniezione sottocutanea, ma si tratta comunque di terapie molto costose e la cui efficacia dura solo per qualche ora dall’assunzione.

 

I nomi commerciali dell’eritropoietina sintetica

Negli anni Novanta esistevano solo due tipologie di farmaci formulati con eritropoietina ricombinante: l’eritropoietina alfa o EPO α (nome commerciale in Italia Eprex) e l’eritropoietina beta o EPO β (NeoRecormon), due copie praticamente identiche dell’ormone prodotto a livello renale che agiscono nello stesso.

Successivamente a questi due medicinali si aggiunse anche l’epoetina delta (EPO δ o Dynepo), che però non è mai entrata in commercio nel nostro Paese, mentre nel 2001 la Food and Drug Administration statunitense (FDA) approvò la commercializzazione della Darbepoetina α (Aranesp), una molecola eritropoietinica arricchita di acido sialico per prolungare l’emivita del farmaco e ridurre la frequenza delle somministrazioni.

Di recente in Italia è stata resa disponibile come terapia farmacologia per i pazienti con insufficienza renale in emodialisi anche il C.E.R.A. (acronimo di Continuous Erythropoietin Receptor Activator) o Epoetina β, con il nome commerciale di Mircera.

Dosaggio eritropoietina

In caso di anemia da insufficienza renale cronica (IRC), nei pazienti che non hanno mai assunto farmaci E.S.A. (Erythropoietic Stimulating Agents) si comincia con somministrazioni settimanali di eritropoietina, per poi passare a trattamenti mensili non appena di valori ematici di emoglobina (Hb) si stabilizzano.

La terapia con EPO sintetica viene, quindi, suddivisa in due fasi: una di correzione e l’altra di mantenimento. Nel primo caso il dosaggio iniziale è di circa 60 UI/kg di peso corporeo ripartiti in tre somministrazioni alla settimana, mentre per mantenere i livelli dell’Hb entro un range compreso tra 10 e 12 g/dl, la dose di mantenimento viene inizialmente ridotta della metà rispetto a quella precedentemente somministrata, per poi essere adattata in base al quadro clinico del paziente a intervalli di una o due settimane.

 

Eritropoietina effetti collaterali

Sebbene l’utilizzo delle terapie sostitutive con EPO sintetica abbia sensibilmente ridotto la necessità di trasfusioni di sangue e migliorato la qualità della vita dei pazienti anemici in emodialisi, nel 2007 la FDA ha rimarcato l’importanza di monitorare costantemente i livelli di eritrociti nel sangue nelle persone in terapia e prescrivere solo le quantità di ESA strettamente necessarie alla stimolazione della produzione di globuli rossi.

Questo perché la somministrazione di un dosaggio troppo elevato di eritropoietina può aumentare il rischio di ictus, trombosi e attacchi cardiaci. Secondo recenti studi, un altro effetto collaterale di questi farmaci è la produzione di globuli rossi anomali che potrebbero promuovere la crescita della massa tumorale nei pazienti già affetti da tumori o lo sviluppo di nuove neoplasie.

EPO e doping

Come già sottolineato, la funzione dei globuli rossi è trasportare l’ossigeno dai polmoni ai tessuti periferici dell’organismo. Dal momento che negli sport di resistenza (come lo sci di fondo, il nuoto e il ciclismo) le richieste di ossigeno tendono ad aumentare esponenzialmente, nel settore sportivo professionistico sono state introdotte nuove strategie “illecite” per incrementare la produzione dei GR.

Una di queste consiste proprio nel somministrare l’eritropoietina sintetica all’atleta in prossimità delle competizioni per stimolare il midollo osseo a produrre maggiori quantità di eritrociti e aumentare, di conseguenza, il trasporto di ossigeno ai tessuti (soprattutto a quello muscolare e cardiaco) allo scopo di migliorare il livello della prestazione sportiva e la resistenza allo sforzo.

L’utilizzo dell’EPO come sostanza dopante, oltre a essere illegale e punito fino a tre anni di reclusione, può determinare gravi rischi per la salute dell’atleta. L’incremento dei globuli rossi nei soggetti sani tende, infatti, ad aumentare l’ematocrito (la parte corpuscolare o solida del sangue), con conseguente riduzione della fluidità del plasma.

Questo incremento di viscosità determina un innalzamento della pressione arteriosa e agevola la formazione di trombi che rischiano di occludere i vasi sanguigni, esponendo l’atleta a un elevato rischio di trombosi, aritmie cardiache, ictus e morte improvvisa. A proposito di sport e allenamenti, nella nostra pagina sulle migliori pedane vibranti abbiamo raccolto alcuni dei modelli più graditi da atleti e sportivi: scoprite quali sono!

 

 

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