Tragedia di Superga: lo schianto aereo che distrusse il Torino

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Superga, colle piemontese suggestivo e meta di pellegrinaggio, ma anche scenario di una tragedia che in un attimo spazzò via la squadra del grande Torino.

 

Più di settant’anni fa ovvero il 4 maggio 1949, il colle torinese di Superga fu teatro di una delle più grandi tragedie italiane, che si portò via il grande Toro di ritorno da Lisbona. Non si trattò di una caduta dell’aereo ma di un vero e proprio schianto contro la cima della collina. Nell’impatto persero la vita tutti i 31 passeggeri che si trovavano a bordo del velivolo.

 

Il grande Torino

Durante la Seconda Guerra Mondiale ai Granata furono tolti ben due scudetti, tuttavia il Torino del Presidente Ferruccio Novo ne aveva già vinti quattro consecutivi più una Coppa Italia; in pratica si trattava di una squadra perfetta, che lasciava poco spazio agli avversari.
I giocatori del Torino erano talmente forti che costituivano l’ossatura della Nazionale Italiana negli anni ‘40. La fama della squadra travalicò presto i confini del Bel Paese, tant’è che per i Granata, la nuova stagione calcistica si aprì con dei lunghi viaggi in giro per il mondo.
L’intento era quello di far giocare il campionato italiano alla squadra e allo stesso tempo di fare conoscere il calcio del grande Torino al di fuori dello stivale.
A quattro giornate alla fine del campionato 1948/49, i Granata erano già virtualmente campioni d’Italia per la quinta volta di seguito, pertanto Novo concesse alla squadra il permesso di andare in Portogallo a giocare un’amichevole contro il Benfica; quella sarà l’ultima partita del Torino.
Il match fu disputato all’Estadio Nacionál di Lisbona e si rivelò un grande successo, accolto da ben 40mila spettatori. La partita si concluse con un 4-3 a favore dei lusitani.

L’incidente aereo

L’aereo che trasportava il grande Torino era un trimotore FIAT G.212 delle Avio Linee Italiane. Il velivolo decollò dall’aeroporto di Lisbona il 4 maggio del 1949 alle ore 9:40 e atterrò alle 13:00 a Barcellona per fare rifornimento.
L’aereo ripartì dalla Spagna alle 14:50 ma al posto di volare verso Milano Malpensa, si diresse verso Torino-Aeritalia. Ma chi decise questo repentino cambio di rotta? Ancora oggi il quesito rimane senza risposta e si lascia spazio solo a possibili ipotesi. Purtroppo a Torino quel giorno il tempo era pessimo: pioggia battente, vento forte, nuvole basse e visibilità molto scarsa (a malapena 40 m).
Alle 16:55 ai piloti del velivolo giunse la comunicazione delle condizioni atmosferiche. Questi dopo quattro minuti risposero di voler tagliare su Superga per allinearsi con la pista d’atterraggio.
Alle 17:02 l’equipaggio dell’aereo chiamò per l’ultima volta la torre di controllo dell’aeroporto di Torino per avere conferma delle coordinate di atterraggio, che furono confermate. Purtroppo si verificarono delle anomalie negli strumenti di volo, infatti l’altimetro (ritrovato dopo lo schianto) segnava quota 2000 m, quando in realtà l’aereo si trovava a soli 600 m dal suolo.
Date le condizioni atmosferiche sfavorevoli, la scarsa visibilità e il malfunzionamento delle apparecchiature, il pilota venne indotto in errore e alle 17:03 il velivolo invece di allinearsi con la pista dell’aeroporto si schiantò contro il terrapieno della Basilica di Superga.
L’impatto fu violentissimo e i corpi degli occupanti furono sbalzati fuori dall’aereo e finirono sul prato e nell’area della Basilica; nessun sopravvissuto. Lo spettacolo che si presentò agli occhi dei soccorritori fu terribile e straziante.
La notizia si diffuse rapidamente e fece presto il giro del mondo. Tra i primi che giunsero sul luogo dell’incidente c’era Vittorio Pozzo ex CT della Nazionale, al quale toccò l’ingrato compito di riconoscere i corpi sfigurati dei suoi giovani giocatori.

 

Le 31 vittime del disastro aereo di Superga

I giocatori:

– Valerio Bacigalupo (25 anni, portiere)

– Dino Ballarin (25 anni, portiere)

– Aldo Ballarin (27 anni, difensore)

– Piero Operto (22 anni, difensore)

– Mario Rigamonti (26 anni, difensore)

– Virgilio Romualdo Maroso (23 anni, terzino sinistro)

– Eusebio Castigliano (28 anni, mediano)

– Giuseppe Grezar (30 anni, mediano)

– Rubens Fadini (21 anni, centrocampista)

– Danilo Martelli (25 anni, mediano e mezzala)

– Ezio Loik (29 anni, mezzala destra)

– Július Schubert (26 anni, mezzala)

– Valentino Mazzola (30 anni, attaccante, centrocampista e capitano)

– Roger Revelli Grava (27 anni, centravanti)

– Émile Bongiorni (28 anni, attaccante)

– Guglielmo Gabetto (33 anni, attaccante)

– Romeo Menti (29 anni, attaccante)

– Franco Ossola (27 anni, attaccante)

 

Gli allenatori:

– Egri Erbstein (50 anni, direttore tecnico)

– Leslie Lievesley (37 anni, allenatore)

– Ottavio Cortina (52 anni, massaggiatore)

 

I dirigenti:

– Egidio Agnisetta (55 anni, direttore generale)

– Ippolito Civalleri (66 anni, dirigente accompagnatore)

– Andrea Bonaiuti (36 anni, organizzatore)


I giornalisti:

– Renato Casalbore (58 anni, Tuttosport)

– Renato Tosatti (40 anni, Gazzetta del Popolo)

– Luigi Cavallero (42 anni, La Nuova Stampa)

 

L’equipaggio:

– Pierluigi Meroni (33 anni, primo pilota)

– Cesare Bianciardi (34 anni, secondo pilota)

– Celeste D’Incà (44 anni, motorista)

– Antonio Pangrazzi (42 anni, radiotelegrafista)

 

La commemorazione

Il giorno dopo la tragedia, l’Italia tutta si avvolse addolorata nel lutto, commemorando una squadra fortissima, sconfitta solo da un fato crudele. Il 6 maggio del 1949 venne allestita la camera ardente a Palazzo Madama, con tutte le bare delle vittime disposte in fila.
Ai funerali presenziarono oltre mezzo milione di persone, le rappresentanze di tutte le squadre italiane e molti team stranieri. La FIGC proclamò il grande Torino campione d’Italia per la quinta volta consecutiva.
Le ultime quattro partite di campionato furono giocate dalle formazioni Primavera di diverse squadre. I giovani vinsero le quattro giornate restanti e chiusero il campionato a 60 punti, ma si trattò di una vittoria molto amara. Il grande Mazzola non c’era più e insieme a lui mancava tutta la sua squadra, spazzata via prematuramente da un destino beffardo.

Il ricordo

La tragedia dell’incidente di Superga è stata tramandata fino ai giorni nostri e il ricordo del grande Torino è ancora vivido. Sul colle stesso troneggia una grande lapide commemorativa, che insieme alla Basilica è meta di pellegrinaggio. L’aria che si respira a Superga è solenne e il posto è incantevole da visitare, ideale per fare un’escursione in scarpe da trekking.
Lo Stadio Olimpico di Torino è stato intitolato agli “Invincibili” Granata, per non dimenticare una leggenda calcistica che non morirà mai.

 

 

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