Cosa e quanti sono i kata shotokan nel karate

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Non sono solo esercizi, ma tecniche di movimento in cui è racchiusa tutta l’essenza di quest’antica arte marziale giapponese. Scopriamo insieme quali e quanti sono.

 

Il karate-dō è una disciplina molto antica che nasce nell’isola di Okinawa, all’estremo sud del Giappone, grazie all’influenza del kenpō cinese. La parola è composta da due ideogrammi distinti: kara e te, che a prescindere dal significato spirituale che il popolo nipponico attribuisce all’arte marziale, la traduzione letterale è “a mani vuote”, e si riferisce al tipo di combattimento che viene utilizzato.

In passato era possibile utilizzare delle armi, come per esempio i nunchaku, che potrebbero vagamente somigliare ai manici di una corda per saltare, legati tra loro attraverso una catena piuttosto corta. Ma il karate non è solo lotta, poiché racchiude in sé delle particolari tecniche caratterizzate da posizioni e movimenti volti a raggiungere il Dō, ovvero la Via in grado di condurre all’elevazione dello spirito.

Tali mosse, o gesti, sono chiamati kata, traducibile con “forma”, e rappresentano un modo per raggiungere la pace interiore. Eseguirle non è semplice, poiché richiedono concentrazione, ritmo e precisione, inoltre, con il passare degli anni e con lo sviluppo di nuove scuole, queste tecniche sono state affinate e classificate in base agli stili di karate esistenti.

Tuttavia, è possibile ritrovare in ognuna di esse dei punti in comune, come per esempio il Rei, che rappresenta il saluto iniziale e finale, il Kime, la respirazione addominale, e il Kiai, il grido tipico dei combattenti.

 

La definizione di kata shotokan

Difficile dare una spiegazione semplice, ma come abbiamo già accennato si tratta di tecniche caratterizzate da movimenti, suoni e respirazione atti a simulare un combattimento. In passato avevano un significato più profondo e spirituale, ma con l’evoluzione delle scuole di karate e la loro diffusione in tutto il mondo ciò è stato sostituito con l’insegnamento di un metodo di lotta volto al superamento di competizioni e gare.

Lo shotokan invece non è altro che uno stile creato dal maestro Gichin Funakoshi e da suo figlio, suo successore, Yoshitaka Funakoshi, e sviluppato tra il 1938 e il 1945. Il termine è composto da due parole: “shoto”, ovvero “brezza di pino”, scritta con i kanji con cui il fondatore era solito firmare i suoi dipinti, e “kan” che indica il Dojō, la sala in cui vengono svolti gli allenamenti di arti marziali.

Gli insegnamenti di questa scuola furono divisi in tre gruppi: Kihon, i fondamenti, Kata, i movimenti e Kumite, il combattimento.

I venti elementi del kata: shōtō nijū kun

Gichin Funakoshi riprese dal buddhismo, dalla concezione del Bushidō e dallo Zen per realizzare i principi fondamentali della scuola, una sorta di lista di comandamenti che fossero d’insegnamento spirituale per i suoi allievi.

Un esempio di nobiltà assoluta dell’ideologia di quest’arte marziale, racchiusa in una delle venti frasi che ancora oggi sono ammirate da tutti i professionisti del settore: “applica il karate a tutte le cose, lì è la sua ineffabile bellezza”.

 

Quanti sono i kata dello stile shotokan?

Prima di arrivare alla classificazione dei movimenti e alla conoscenza di termini come Bassa dai o Kanku dai ideati dai maestri Funakoshi, è necessario comprendere l’essenza dei kata e i dieci elementi che li compongono.

Yio no kishin –  il momento iniziale della tecnica, che scaturisce la concentrazione tipica di chi sta per ricevere un attacco.

Inyo – rappresenta l’attacco e la difesa

Chikara no kyojaku – la forza necessaria per realizzare il kata

Waza no kankyu – la velocità

Taino shin shoku – la contrazione dei muscoli

Kokyu – la respirazione, che va di pari passo con il movimento dei kata

Tyakugan – immaginare l’avversario e dare un significato a ogni tecnica da realizzare

Kiai – è l’urlo, il suono che viene emesso durante la contrazione dell’addome e che serve per aumentare la potenza dell’attacco

Keitai no hoji – la posizione precisa di un movimento, che va ripetuta esattamente allo stesso modo all’inizio e alla fine di un kata

Zenshin – infine, lo stato mentale di allerta che permane alla conclusione dell’esecuzione

I kata sono in tutto più di 200, tuttavia, quelli realizzati dalla scuola Shotokan sono 26, divisi tra Heian, Tekki, Sentei, preliminari e infine superiori. La maggior parte delle tecniche è preceduta dai prefissi “sho”, “ni”, “san”, “yon” e “go”, che rappresentano rispettivamente i numeri dall’uno al cinque in lingua giapponese.

Heian – La pace dello spirito

È molto probabile che questo gruppo di kata derivi dalle tecniche cinesi chiamata “Channan” e rappresenta i movimenti più semplici che anche gli allievi alle prime armi o meno esperti sono in grado di realizzare. L’Heian shodan per esempio è il primo, e serve per accentuare l’uso del corpo e preparandolo all’autodifesa, facendo in modo che dalla posizione traspaia innanzitutto umiltà.

 

Tekki – La posizione del cavaliere di ferro

Originariamente erano chiamati Naihanchi e facevano parte dello stile Shuri-te, un’antica scuola di karate della città di Shuri, a Okinawa.

I movimenti sono sviluppati tutti in linea orizzontale, come per esempio il Tekki shodan che prevede la posizione eretta, fissa con la pancia in avanti, come tecnica di difesa per gli attacchi da parte di avversari a breve distanza.

 

Sentei

Di questa categoria fanno parte il Bassai dai e Bassai sho, suffissi che letteralmente si traducono con “grande” e “piccolo. Sono kata intermedi la cui origine è ancora oggi incerta, tuttavia è una delle tecniche più antiche e sviluppate dalle scuole di karate. Il termine Bassai, dal cinese Passai, indica la potenza e la velocità dei movimenti che vengono eseguiti in una situazione di pericolo o svantaggio rispetto all’avversario.

Anche l’ Empi kata rientra nello stesso gruppo: una parola che in giapponese vuol dire “volo di rondine” e si riferisce alla posizione inginocchiata dell’allievo che si tramuta in attacco dal basso e cambio di direzione improvvisa, che richiamano proprio il volteggiare dell’uccello.

Kata preliminari

Fanno parte il Ten no Kata e la triade del Taikioku, ovvero l’attacco a schema ad H atto a sferrare un pugno dritto d’altezza bassa o media.

 

Kata superiori

Kanku sho, Wankan, Sochin, Gojushiho dai, Gojushiho sho e Jitte, sono solo alcuni dei kata superiori selezionati per lo stile Shotokan. Rappresentano però dei movimenti più complessi, come per esempio il “pugno della gru bianca” o i “54 passi della tigre nera”, e vanno adoperati solo da karateki esperti e specializzati.

 

 

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