El Pibe De Oro Calciatore, Allenatore e Presidente

Ultimo aggiornamento: 23.04.24

 

Pibe de Oro. Non serve aggiungere altro. Questo soprannome porta immediatamente alla mente degli appassionati di calcio (e non solo) quello che per molti è il più grande calciatore di tutti i tempi, una stella capace di illuminare per vent’anni gli stadi di tutto il mondo e, aspetto da non trascurare, trascinare alla vittoria formazioni che, prima e dopo di lui, ci sono riuscite molto di rado. Serve dunque aggiungere che stiamo parlando di Diego Armando Maradona? Probabilmente no. Oppure potremmo ricordare altri dei suoi nomignoli: da “El Diez” – in onore di quel numero di maglia mai abbandonato – a quelli meno noti, come “Barillete còsmico” (letteralmente “aquilone galattico” in virtù delle prodezze e dei repentini cambi di direzione in campo) o “La mano de Dios” (per quello storico goal di mano segnato all’Inghilterra).

Del personaggio si è detto tutto e il contrario di tutto. Nei giorni successivi alla sua recente e prematura scomparsa le televisioni di tutto il mondo sono state inondate dai suoi goal, dai suoi dribbling, dalle meravigliose parabole che imprimeva al pallone da calcio nelle sue punizioni. E queste immagini vedono Maradona vestire praticamente sempre le sue due maglie del cuore: quella dell’Argentina – cui ha regalato un Campionato del Mondo e prodezze in serie – e quella del Napoli, portato per due volte allo Scudetto (evento che non si è mai più ripetuto). In realtà nel cuore di Diego c’era anche un’altra casacca, quella del Boca Jrs, club nel quale si è consacrato e nel quale, tra il 1995 e il 1998 ha concluso la sua carriera di giocatore.

Quello che magari non tutti sanno è che il Pibe de Oro ha vestito altre maglie, di squadre più o meno gloriose, a cominciare da quella dell’Argentinos Juniors, formazione nella quale ha fatto il suo esordio nel campionato argentino. Poi c’è quella del Barcellona, squadra nella quale non ha reso secondo le aspettative – complice anche un brutto infortunio – e che si è “sbarazzata” di lui (vendendolo proprio al Napoli) probabilmente con eccessiva leggerezza. Dopo i fasti – ma anche le disavventure fuori dal campo – sotto il Vesuvio, la carriera di Maradona, dal 1992 in poi, è proseguita, obiettivamente in tono minore, al Siviglia, prima del ritorno in patria, al Newell’s Old Boy, per concludersi, come detto, al Boca. 

La seconda parte della carriera di Dieguito conferma una delle leggi non scritte del calcio, ovvero che – salvo qualche rarissima eccezione – chi è stato un grandissimo calciatore non sarà un allenatore altrettanto grande. E le esperienze in panchina di Maradona non possono che confermare quanto detto. Certo lui era il giocatore più grande di tutti, però da mister non si è nemmeno lontanamente avvicinato a quei livelli. E il suo curriculum lo testimonia perché, fatta eccezione per la parentesi alla guida della nazionale argentina – probabilmente un attestato di gratitudine da parte della Federazione – sfidiamo molti anche solo a conoscere le formazioni allenate, come per esempio il Deportivo Mandiyù, l’Al Wasl Dubai, l’Al Fujairah e i Dorados de Sinaloa (questi ultimi magari li conoscete perché avete visto il documentario di Netflix realizzato proprio sull’esperienza di Maradona come mister di questa squadra della serie B messicana). 

Per chi è amante delle statistiche o per chi è solamente curioso, abbiamo provato a racchiudere la duplice carriera di Diego Armando Maradona in questa infografica che consente, con un semplice colpo d’occhio, di ripercorrere tutta la vita calcistica di un uomo che ha lasciato una traccia indelebile nella storia del gioco più bello del mondo. 

 

 

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