Paolo Rossi calciatore e uomo: 5 momenti da ricordare

Ultimo aggiornamento: 24.04.24

 

Leggenda del calcio italiano, Paolo Rossi verrà ricordato a lungo dai tifosi e dagli appassionati di sport per la sua tenacia e per le sue prodezze in campo. 

 

Anche i meno interessati al mondo del calcio avranno sentito nominare almeno una volta il calciatore Paolo Rossi, uno dei giocatori italiani più forti degli anni 70-80 e recentemente scomparso. Uno dei simboli dell’Italia sportiva con una carriera brillante che lo ha visto titolare alla Juventus e al Milan, Paolo Rossi è entrato nella leggenda grazie alle convincenti prestazioni dell’Italia ai Mondiali del 1978 in Argentina ma soprattutto per la vittoria nel Mundial del 1982 in Spagna e che gli valse anche il Pallone d’Oro. Paolo rossi all’età di solo 64 è morto lasciando il suo indelebile ricordo nel mondo dello sport, con la sua storia di vittoria e di rinascita. Le leggende d’altronde sono immortali e l’Italia del calcio deve davvero tantissimo a Pablito. 

 

Leggiadro e spietato

Calciatore autorevole caratterizzato da grande velocità, tenacia e tempismo, Rossi era il giocatore di calcio italiano che la difesa avversaria proprio non voleva avere in area, in quanto riusciva a smarcarsi abilmente e farsi trovare nella posizione giusta al momento giusto. Intelligenza e tattica piuttosto che potenza, fu definito da Tosatti come un ‘incrocio tra Nureyev e Manolete’, quindi con la grazia del famoso ballerino sovietico e la freddezza dell’altrettanto celebre torero spagnolo. Vediamo quali sono i momenti più emblematici della sua carriera in campo e fuori dal campo.

La tragedia brasiliana del Sarrìa

Diciamoci la verità, la Nazionale Italiana ha perso un po’ di colpi nel corso degli anni, dopo la vittoria del 2006 sembra che faccia fatica a trovare una quadra. Secondo alcuni tifosi il motivo è nell’ossessione dei club più forti in Italia a investire sugli stranieri, trascurando i vivai dove potrebbero nascondersi dei talenti nostrani. Una cosa è sicura, siamo lontani dalla Nazionale di Paolo Rossi che sconfisse il Brasile nel 1982. Il nome dell’episodio deriva dallo stadio di Sarrìa a Barcellona dove l’Italia di Rossi riuscì a trionfare sul Brasile composto da campioni come Falcao e che sulla carta era un team imbattibile. Il calcio brasiliano al tempo iniziava a guadagnarsi la sua fama, svecchiato da tutte le macchinazioni tattiche di quello europeo, ma caratterizzato da preparazione fisica, atletismo e soprattutto l’incredibile talento dei suoi calciatori. 

 

Paolo Rossi contro il Brasile

La partita fu un vero combattimento, tenuta sul 2 a 2 con due reti di Rossi per l’Italia e di Socrates e Falcao per il Brasile. L’incontro si sbloccò con un altro gol di Rossi che deviò la traiettoria di un tiro del suo compagno Tardelli. Grazie a questa vittoria l’Italia si qualificò per la semifinale contro la Polonia (con due goal di Pablito) e quindi per la finale contro la Germania Ovest. La partita contro la Selecao valse il soprannome carrasco do Brasil (boia del Brasile) al nostro Paolo Rossi che non fu proprio ben accolto dai brasiliani quando ritornò nel Paese sudamericano per la Coppa Pelè. Il giocatore dichiarò che addirittura un tassista si rifiutò di portarlo a destinazione, insomma facendo il suo lavoro si era inimicato un intero popolo, ma è questa la bellezza e anche l’assurdità del calcio.  

Calcioscommesse e rinascita

La vittoria contro il Brasile assume ancora più valenza se si pensa allo scandalo girato attorno al campionato italiano in quegli anni che vide coinvolto anche Paolo Rossi. Nel 1980 infatti parte una denuncia per 27 giocatori di serie A e B, accusati di aver preso delle laute mazzette per truccare le partite. Purtroppo si sa che più girano soldi in uno sport e più le occasioni di corruzione aumentano, spesso tirandosi dietro giocatori completamente innocenti. È il caso di Rossi che si trovò in quella lista di nomi e di conseguenza al centro della bufera. 

Il calciatore dichiarò di aver considerato l’addio al calcio e di lasciare il suo paese per sfuggire alla vergogna e ovviamente alle critiche da parte dei tifosi. L’opinione pubblica è facilmente manipolabile, oggi come allora è semplice passare dalle stelle alle stalle, specialmente nel mondo dello sport. Fortunatamente giustizia fu fatta e Rossi venne scagionato, cosa che gli diede ancora più energia per mostrare la sua onestà in campo e fuori. 

 

La conclusione della carriera

Paolo Rossi conclude la sua carriera tra Juventus e Milan, ma dopo aver vinto il mondiale e il pallone d’oro, ‘Pablito’ era stanco del calcio, inoltre a Torino non trovò proprio un clima favorevole. Il calcio di Rossi inoltre si costruiva sul posizionamento e sulla tecnica, così come sull’intuizione che gli permetteva di mettere il pallone da calcio in porta nelle situazioni più imprevedibili. Il ruolo assegnatogli nella Juventus non si confaceva alle sue caratteristiche tecniche, ma Rossi lo accettò comunque sacrificandosi in più di un’occasione. 

Quando un atleta si stufa dello sport che pratica allora meglio chiudere, cosa che Rossi fece in grandezza con il Milan, segnando due gol contro l’Inter nel Derby della Madonnina. Lo stesso giocatore dichiarò di essersi sentito come al Sarrìa e che se gli avversari avessero avuto le casacche gialle avrebbe probabilmente segnato anche il terzo goal. E così Rossi si porta a casa anche l’astio degli interisti, oltre che a quello dei brasiliani.

Paolo Rossi è stato sposato due volte, dal primo matrimonio ha avuto un figlio Alessandro e dal secondo, con la giornalista Federica Cappellett,i sono nate due figlie: Maria Vittoria e Sofia Elena Rossi. Prima e dopo la sua scomparsa, Paolo Rossi è stato un simbolo dello sport, non a caso è stato inserito nella Hall of Fame dei 125 giocatori più grandi mai esistiti, proprio dal mitico Pelè. 

 

 

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